“Sono Flavio Angiolillo, ho 35 anni, sono un imprenditore, ho aperto alcuni locali come il 1930 (inserito nella lista dei migliori 50 cocktail bar al mondo, ndr.), Iter, Backdoor43, Barba e il Mag, dove faccio anche il barman.
Il Mag ha aperto il 13 ottobre del 2011, abbiamo iniziato in 2 e ora siamo in 15; contando anche gli altri locali il numero di collaboratori sale ad un totale di 40. Parlando solo del Mag, quando abbiamo aperto, 9 anni fa, di mattina servivamo poche colazioni. Sette brioches e una ventina di caffè. Adesso consumiamo 2 chili e mezzo di caffè al giorno e serviamo 60 brioches. La sera facciamo 250 cocktails di lunedì e 900 di sabato, a cui aggiungere un centinaio di bevute tra vino e birre. Passano da noi in media più di 200 persone al giorno tra mattina e sera durante la settimana, nel weekend anche 400. Tutto questo prima dell’emergenza Coronavirus ovviamente.
Spero che in futuro non cambi nulla, che sia semplicemente una pausa, e che tra 2 o 3 mesi tutto ritorni alla normalità. La città cambierà molto, diminuirà quasi del tutto l’affluenza turistica, sia italiana che straniera, almeno sino a marzo 2021. Ci sarà di sicuro meno gente nelle strade ma la voglia di andare in giro non scomparirà. Nella prima fase faremo di sicuro molti più cocktail take away, probabilmente ci saranno molte più feste a casa propria.
Si potrà fare business sulla qualità anziché sui numeri? Al Mag abbiamo da sempre puntato sulla qualità di quello che offriamo, c’è una costante ricerca dietro a ciò che proponiamo al nostro pubblico, e contemporaneamente abbiamo sempre mantenuto una politica di prezzi per tutte le tasche; è difficile pensare quindi di poter modificare questo rapporto qualità-costo, di poter proporre prezzi più alti per qualcosa che è già di qualità elevata. Milano ritornerà ad essere quella di sempre appena si potranno riaprire le porte come una volta.
Alle autorità vorrei dire semplicemente che farci ripartire in queste condizioni è molto difficile, soprattutto dal punto di vista psicologico, delle energie e dell’atmosfera. Perché andare in un locale con la mascherina è strano e deprimente. Diventa complicato anche capire cosa ti dice il cameriere o ascoltare le richieste del cliente, ascoltare la musica e chiacchierare, immaginate anche solo il fatto di non poterci abbracciare.
Quello che faceva la forza dell’Italia era l’accoglienza, ho sempre coccolato chi viene nel mio locale e in queste condizioni sarà piuttosto difficile riuscirci. Non vorrei che con questo mood la gente perda la voglia di uscire e preferisca invece starsene a casa propria con gli amici piuttosto che andare a bere nei locali. Speriamo che questo brutto periodo passi in fretta.”