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The place to be - "Il posto dove stare"

IL CINEMINO

Agata De Laurentiis, Chiara Forghieri, Graziano Palamara

“The place to be – Il posto dove stare”, Chiara Forghieri, Agata De Laurentiis e Graziano Palamara presso il CINEMINO – 19 maggio 2020
“The place to be – Il posto dove stare”, Chiara Forghieri, Agata De Laurentiis e Graziano Palamara presso il CINEMINO – 19 maggio 2020
“The place to be – Il posto dove stare”, Chiara Forghieri, Agata De Laurentiis e Graziano Palamara presso il CINEMINO – 19 maggio 2020
“The place to be – Il posto dove stare”, Chiara Forghieri, Agata De Laurentiis e Graziano Palamara presso il CINEMINO – 19 maggio 2020
“The place to be – Il posto dove stare”, Chiara Forghieri, Agata De Laurentiis e Graziano Palamara presso il CINEMINO – 19 maggio 2020

“Siamo Agata De Laurentiis, Chiara Forghieri e Graziano Palamara, i soci fondatori de Il Cinemino.

Il Cinemino è un locale ibrido: un bar con una sala proiezione gestita dalla nostra associazione culturale con 74 posti. Anche se le dimensioni sono ridotte, siamo molto attivi: facciamo almeno 5 film tutti i giorni della settimana dal pomeriggio alla sera, alternandoli con incontri, presentazioni, aperitivi e concertini. Nel 2019 abbiamo staccato 22.000 biglietti e abbiamo più di 20.000 soci. A lavorarci, oltre a noi soci, ci sono 3 ragazzi al bar, un proiezionista e una collaboratrice. Insomma, siamo una piccola famiglia che si dà decisamente da fare.

Se per quanto riguarda i bar e i locali le regole per la riapertura si stanno delineando, quello che succederà al settore dei cinema è ancora tutto da definire. Avremo ancora qualche mese di sofferenza, mancheranno i film da proiettare e forse la gente sarà ancora spaventata, ma il futuro per noi resta la sala, l’esperienza collettiva, la condivisione. Milano saprà reagire, se ci sbagliamo sono guai!

Siamo convinti che sia possibile lavorare favorendo la qualità ai grandissimi numeri. Abbiamo aperto il Cinemino, con dimensioni ridotte proprio perché siamo sempre stati convinti che la cultura si faccia soprattutto con la qualità più che con la quantità. Abbiamo sempre curato i dettagli, ascoltato gli spettatori, risposto a mail e fissato incontri con tutti i soci che lo hanno richiesto. Insomma, in un certo senso ci sentivamo già un po’ degli apripista e siamo convinti che Milano sia la città giusta per sperimentare in questo senso.

Ci piacerebbe sollecitare l’attenzione delle istituzioni nei confronti dei locali “ibridi” come il nostro, quelli che sono più cose in contemporanea, che offrono servizi diversi in un unico spazio, e che per questo si muovono sempre a cavallo di regolamentazioni di difficile interpretazione. I luoghi ibridi spesso nascono dal basso e rappresentano una cultura poco istituzionale e molto verace che rende viva la città e siamo convinti che vadano ascoltati e sostenuti, anche in virtù della loro natura e autenticità.”

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