“Siamo Monica Naldi, 54 anni, e Marco Molteni, 40 anni. Io, Monica, sono socia insieme a Paola Corti di Barz and Hippo, la società che gestisce il Beltrade e altri due spazi. Esercente cinematografica, mi occupo soprattutto della comunicazione, organizzazione eventi, ma anche di cassa e sala, presentazioni, dibattiti e di molte altre attività. E poi, in ufficio, cucino per chi c’è. Marco si occupa sia di aspetti comunicativi (grafica in particolare), che tecnici e amministrativi.
Il Cinema Beltrade esiste dagli anni ‘30/’40. Si chiamava Cineteatro Santa Maria Beltrade ed era un cinema parrocchiale che ha avuto alterne vicende. Nel 2011-12 è entrato in una fase critica. Alla fine del 2012 due volontari ci hanno chiesto di aiutarli nella gestione e nel finanziamento dell’acquisto di un proiettore digitale, necessario per il passaggio da pellicola a digitale. Insieme abbiamo trovato le risorse e abbiamo iniziato e gestire la sala, cambiando progressivamente la programmazione fino ad arrivare a quel che facevamo prima della chiusura a causa dell’emergenza Covid: multiprogrammazione settimanale con diversi film a settimana, tutti in lingua originale sottotitolata, 6-7 film diversi al giorno, con orari dalle 11 del mattino fino a mezzanotte circa.
Il numero degli spettatori è passato da circa 7000 a circa 56.000 all’anno, prima del lockdown. Lo staff è passato da due persone, aiutate in modo saltuario da due volontari della Parrocchia e da una collaboratrice occasionale, nell’ambito di una co-gestione iniziale insieme alla Parrocchia, a un’attività del tutto autonoma, con uno staff composto da due esercenti, Paola Corti e Monica Naldi, e alcuni dipendenti.
Penso che si tornerà gradualmente alla normalità, ma ci saranno ovviamente degli strascichi, dei problemi seri per alcune categorie di cittadini e di professioni, e che sarà necessario lavorare sui temi sollevati dalla crisi, come una maggiore attenzione alla solidarietà sociale da parte delle istituzioni, ma anche alla cultura.
Il mondo del cinema ha sempre avuto varie ‘corsie’, quella del grande intrattenimento di stampo hollywoodiano, che oggi è appannaggio dei multiplex, quello del cinema di qualità mainstream, proprio delle sale di città più importanti e delle sale facenti parte di circuiti o grandi compagnie, e infine quello del cinema indipendente, sfaccettato e composto da molte realtà diverse tra loro. Da sempre queste categorie coesistono, ciascuna con le sue prospettive e i suoi problemi. Man mano che si scende nelle dimensioni di un’attenzione “artigianale” per la qualità e l’indipendenza, pur essendo sempre possibile e auspicabile la sostenibilità, ci vorrebbe una maggior attenzione da parte delle istituzioni per valorizzare i più piccoli garantendo loro condizioni di base per far bene il loro mestiere, che favorisca condivisione sociale, pluralità culturale e diffusione capillare della cultura cinematografica sul territorio. Che significa che in ambito culturale l’attenzione delle istituzioni non deve essere proporzionata solo ai valori economici, ma anche al valore culturale espresso da molte realtà che non fanno – né vogliono fare – profitti giganteschi.
Non credo nel ruolo di leadership di Milano, attualmente. Mi infastidisce la proposta di una Milano “vetrina” trainante sempre e comunque, perché si traduce in una comunicazione falsata e spesso ipocrita, quando la città ha enormi problemi da risolvere e dovrebbe adottare strategie a mio parere molto diverse e più coraggiose in parecchi ambiti, dall’ambiente alla vivibilità dei quartieri, dalla cultura ai trasporti, dalle politiche per la casa a quelle di accoglienza verso i migranti, dalla sostenibilità della vita quotidiana alla sua qualità. Non sono sicura che, da questo punto di vista, Milano saprà essere più onesta, più solidale, meno affetta da un efficientismo nevrotico ed eccessivamente orientato al profitto a tutti i costi e più capace di proporre modelli di socialità realmente condivisibili. Ma, come si dice, la speranza è l’ultima a morire.
Questo è il nostro messaggio alle istituzioni, motivo per il quale insieme a molte altre sale d’Italia abbiamo redatto e pubblicato una Lettera Aperta per il Sostegno all’esercizio Cinematografico Indipendente, che si trova su www.lasci.cloud, dove si può leggere la lettera e firmare, per aiutare le sale indipendenti ad avere voce.”